Il caso sanità

Puntata 6

«Marco! Cosa ci fai qui?».

 

Una donna alta, vestita con camice, mascherina e guanti, attraversa veloce il corridoio e si dirige verso di loro.

 

«È successo qualcosa? Dov’è la nonna?»

 

Mega e Bit capiscono subito che la donna è la mamma di Marco, che lavora in ospedale come medico. Sembra arrabbiata. Forse non avrebbero dovuto lasciare che Marco se ne andasse da casa della nonna così, senza avvisare nessuno.

 

Marco la guarda con occhi dispiaciuti, corre ad abbracciarla e comincia a raccontare: gli indizi, la pista da seguire per trovare Sanità, lo studio del dottor Genti…

 

Mentre Marco parla, l’espressione sul viso di sua mamma cambia e si addolcisce; Mega e Bit giurerebbero che stia per mettersi a ridere.

 

«Venite» dice alla fine «andiamo a prendere una cioccolata al bar davanti all’ospedale. Ho ancora qualche minuto di pausa».

 

Poco dopo Mega sta mescolando la panna nella sua cioccolata calda. Ne assaggia un cucchiaino colmo fino all’orlo.

 

«Questa roba terrestre è davvero megagalattica!» sussurra a Bit.

 

«Siamo in missione! Possibile che ti interessi soltanto la merenda?» le bisbiglia lui di rimando.

 

Mega gli fa un gran sorriso macchiato di cioccolato. Intanto la mamma di Marco si è seduta vicino a loro, con una tazza di tè in mano.

 

«Bene ragazzi, parliamo di Sanità» dice.

 

«Dov’è?» chiede Bit.

 

«L’abbiamo cercata per un sacco di tempo!» esclama Mega.

 

«Perché lavorate così tanto per lei? Ha dei problemi?» aggiunge Marco.

 

La mamma si mette a ridere.

 

«Questo è il punto, ragazzi: Sanità non è una persona. O meglio, non è una persona sola. Sono necessarie molte, moltissime persone per far funzionare la Sanità!».

 

I tre amici la guardano a bocca aperta: per tutto questo tempo, hanno cercato qualcuno che non esiste?

 

«Non capisco» dice confuso Marco.

 

«La Sanità è un sistema di strutture e di servizi (come l’ospedale, l’ASL, il medico di famiglia e molti altri) che servono a garantire a tutti i cittadini la possibilità di essere curati e di stare bene. Infatti l’articolo 32 della nostra Costituzione (che è l’insieme

 

delle leggi più importanti dello stato italiano), dice che la salute è un diritto dei cittadini».

 

«E come fanno tutte queste strutture e questi servizi a lavorare insieme? Qualcuno è a capo di tutto?»

 

«Beh, non proprio. Ognuno fa la sua parte: per esempio il Ministero della Salute fa quello che si chiama Piano sanitario nazionale, cioè organizza le azioni e gli obiettivi in campo sanitario e decide anche quanti soldi verranno utilizzati per far funzionare tutto. Le Regioni hanno poi il compito di mettere in pratica il piano sul loro territorio, poi si passa alle ASL, agli ospedali, ai medici, agli impiegati…».

 

Bit annuisce: è molto ammirato da questa organizzazione così complicata.

 

«È importante anche il ruolo dei cittadini: con le loro tasse permettono allo Stato di far funzionare tutto questo sistema. E poi pensa a quello che è successo con il Covid: tutti abbiamo dovuto rispettare delle regole per evitare che troppe persone di ammalassero e non ci fossero abbastanza medici per curarle. Tutti abbiamo contribuito! Devi immaginare la Sanità come un’automobile: può mettersi in moto solo se tutti i pezzi funzionano bene e c’è il giusto carburante».

 

«Allora…siamo tutti un po’ Sanità» dice lui pensieroso.

 

«In un certo senso sì!».

 

«Siamo venuti a cercare Sanità perché…ecco, credevo fosse una persona e che fosse in difficoltà. Sai, vi vedo tutti i giorni così impegnati e stanchi, e parlate sempre di lei. Ancora di più da quanto c’è questo virus».

 

«Passerà. E poi, anche se ci vedi stanchi, io e il papà siamo felici e orgogliosi del nostro lavoro, perché possiamo aiutare le persone a stare meglio. Certo, è stancante, ma non c’è nulla di più bello al mondo».

 

Poco dopo Marco sale in macchina con la nonna per tornare a casa e saluta Mega e Bit. Anche loro devono rientrare a Ghalis: un’altra missione è finita e anche questa volta hanno svolto il loro compito con successo. Mentre si preparano Mega tocca una spalla a Bit.

 

«Guarda cos’ho preso in ospedale!» dice. Sul palmo, ci sono due tesserini azzurri con un microchip dorato. Hanno sopra dei nomi terrestri.

 

«Ma…sono tesserini sanitari! Li hai rubati?»

 

«Ma no! Erano allo sportello dell’ASL, la signora con gli occhiali stava per buttarli e le ho chiesto se potevo tenerli».

 

«Perché li stava buttando?»

 

«Sono scaduti! I proprietari ne hanno ricevuto uno nuovo».

 

Bit scuote la testa.

 

«Comunque non avresti dovuto prenderli, non dobbiamo intrometterci in queste cose terrestri».

 

Mega sbuffa e mette in moto Link.

 

«Non fare sempre il guastafeste! Non pensi sia bello avere un ricordo di questa missione?»

 

Link comincia a vorticare nello spazio-tempo: Bit non lo ammetterebbe mai, ma pensa che Mega abbia ragione: avere un ricordo è una gran bella cosa.

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