Il caso sanità
Puntata 5
Mega, Bit e Marco arrivano davanti all’ospedale: all’ingresso c’è una signora con camice e mascherina. Ha in mano un termometro.
«Vi posso aiutare?» chiede loro.
«Stiamo cercando una persona» risponde Marco.
«Prima di tutto è necessario che misuri la febbre a tutti e tre. Poi potrete entrare, dopo esservi disinfettati le mani. Se cercate un medico, vi consiglio di chiedere allo sportello subito dopo l’ingresso».
I tre annuiscono e fanno come dice. Quando raggiungono lo sportello vedono che c’è già un signore, quindi si mettono in coda mantenendo due metri di distanza da lui. Dietro lo sportello c’è un’impiegata con gli occhiali che sta dicendo:
«Adesso facciamo l’esenzione, mi dia carta d’identità e tessera sanitaria».
Il signore le porge i documenti richiesti e lei comincia a scrivere al computer. Mega, Bit e Marco si scambiano sguardi interrogativi. Saranno nel posto giusto? Sono in ospedale ma non hanno ancora visto neanche un medico o un infermiere.
Sul muro accanto a loro c’è un cartello con un elenco puntato: prenotazioni, scelta e revoca del medico, esenzioni… In alto c’è la scritta ASL.
«ASL significa Azienda Sanitaria Locale, ce l’ha detto il dottor Genti» commenta Bit, sistemandosi gli occhiali sul naso.
«Il solito secchione» bisbiglia Mega.
Marco guarda a sua volta il cartellone:
«Prenotazioni… forse si tratta di prenotare le visite per le quali serve la ricetta del medico di base! E quell’altra cosa, “scelta e revoca”… il dottor Genti ha detto che qui all’ASL si viene per scegliere il medico o il pediatra».
«E le esenzioni?» chiede Mega.
Nessuno dei tre ha una risposta a questa domanda. Rimangono in attesa ancora qualche minuto, poi sentono la donna allo sportello dire.
«Ecco la sua esenzione, è la E01. Porti questo foglio al suo medico la prima volta che ci va».
Il signore ringrazia e si allontana. Loro rimangono per un po’ fermi, indecisi. La donna si toglie gli occhiali e si sporge per vederli meglio.
«E voi che ci fate qui?».
Mega è la prima a prendere coraggio:
«Buongiorno, stiamo cercando Sanità. Per caso lavora qui?».
La signora spalanca gli occhi.
«È uno scherzo?».
Mega sta per risponderle a tono, ma Marco le poggia una mano sulla spalla per fermarla: sa bene che le persone che lavorano in ospedale in questo periodo sono molto stanche. Forse la signora ha paura che le faranno perdere tempo con le loro domande. Ma c’è una scusa davanti a cui nessun adulto si tira mai indietro, l’ha già sperimentata con il dottor Genti.
«È che stiamo facendo una ricerca per la scuola».
La donna si rilassa un po’ e fa loro cenno di avvicinarsi.
«Su che cosa?».
«Proprio su Sanità! Lei la conosce?»
«Beh, tutti lavoriamo con lei, no?» sorride.
I tre amici la guardano perplessi, ma Bit riprende subito il filo del discorso.
«Lei è un medico?» chiede alla donna.
«No, sono un’assistente amministrativa».
Mega, Bit e Marco la guardano dubbiosi, lei sorride.
«Lavoro per l’ASL e mi occupo di tutte le pratiche burocratiche che riguardano la sanità, come le prenotazioni, l’assegnazione dei medici e l’accoglienza dei pazienti che devono fare una visita… insomma, se vi serve un documento o un’informazione di solito è qui che venite, non dal medico!».
«Cosa sono le esenzioni?» chiede Marco, ripensando al cartello e al signore in coda prima di loro.
«Sono certificati che permettono alle persone di non pagare tutte o alcune visite mediche e medicine».
«Ma io credevo che le visite fossero gratis! Come quelle del medico di base» obietta Bit.
«Non tutte! Grazie ai soldi delle tasse lo Stato paga buona parte del costo di una visita o di un farmaco, ma di solito si chiede ai cittadini di partecipare alla spesa. È un po’ come quando andate in gita: la scuola paga il pullman o il treno e i biglietti del museo o del teatro, però anche i vostri genitori mettono dei soldi e contribuiscono a coprire i costi. La parte di soldi data dai cittadini per le visite si chiama ticket».
Bit annuisce, ma non è ancora convinto.
«E come si decide chi deve pagare e chi può avere l’esenzione?»
«Lo stabilisce la legge. Ci sono tanti casi diversi, per esempio può avere l’esenzione chi ha delle malattie particolari che richiedono molti esami e visite, oppure di chi si trova in difficoltà economiche, magari perché è disoccupato. O ancora ci sono persone che hanno delle malattie gravi che non permettono loro di lavorare… Quando un cittadino è esente lo Stato paga interamente il costo delle sue cure».
«Ma…» interviene Marco «in ospedale come fanno a sapere se io devo pagare il ticket, oppure quali esami ho fatto o prenotato? Come possono essere sicuri che io sia proprio… io?».
«Per questo esiste la tessera sanitaria!».
«Ah sì, io ne ho una! Mamma dice che devo sempre portarmela dietro perché “non si sa mai”» esclama Marco.
Estrae dalla tasca del giubbotto una tessera azzurra con un microchip dorato. Mega e Bit la guardano curiosi: sopra ci sono alcuni dati di Marco, come nome, cognome e data di nascita. Dietro c’è anche un codice a barre come quelli dei prodotti al supermercato.
«Tutti quelli che abitano in Italia ne hanno una! Ogni tessera sanitaria è personale, si deve mostrare quando si va dal medico, a ritirare un farmaco, a fare un esame o a prenotare una visita. Registra la storia medica del cittadino, le sue esenzioni, i dati del suo dottore e così via. È valida anche negli altri paesi che fanno parte dell’Unione Europea».
«Forte! Ne vorrei una anche io» dice Mega sorridendo.
Marco però guarda perplesso la tesserina, scuotendo lentamente la testa.
«Però… non capisco. Cos’ha a che fare tutto ciò con Sanità? Sicuramente lavora qui e sa tutte queste cose, ma ancora non siamo riusciti a trovarla. Eppure, sento che siamo vicini alla soluzione… come in quell’avventura di Sherlock… Voi lo conoscete Sherlock Holmes?»
Mega e Bit si guardano. Basterebbe usare i Wikiocchiali…
«Marco! Cosa ci fai qui?».
Una donna alta, vestita con camice, mascherina e guanti, attraversa veloce il corridoio, diretta verso di loro.