Elezioni Europee
Puntata 3: Le elezioni
Durante il viaggio di ritorno verso la base, Bit continua a pensare a tutto quello che ha visto negli ultimi giorni. Gli sembra bellissimo che a un certo punto dei Paesi tanto diversi e lontani tra loro abbiano deciso di creare una struttura nuova, che permetta a tutti i suoi cittadini di spostarsi liberamente, di abbattere le frontiere, di avere possibilità di studio e di volontariato senza necessità di un passaporto o di un visto. Anche a Ghalis è così! Basta avere una piccola tessera con il proprio nome per poter andare ovunque, c’è una moneta uguale per tutti e chiunque può studiare in qualsiasi accademia di addestramento! Certo, Ghalis è un pianeta molto piccolo e in effetti è tutto più semplice. Ogni tre anni tutti gli abitanti partecipano alle elezioni dell’Unione ghaliana: in mezza giornata ognuno manda il suo voto tramite un pulsante galattico presente nelle piazze centrali delle città, subito dopo un computer analizza i dati ed ecco! Tutto pronto!
Invece, da quello che ha capito, sulla Terra, e in particolare in Europa, il meccanismo è più complicato, anche perché si mettono insieme tante nazioni che hanno già dei loro governi. E non votano neanche tutti lo stesso giorno! Per esempio, alcune persone con cui ha chiacchierato a Bruxelles gli hanno detto che nei Paesi Bassi si vota il 6 giugno, mentre in Italia si vota addirittura in due giorni: l’8 e il 9 giugno.
Appena arrivato alla base, la piccola isola che emerge dalle acque del Mediterraneo, continua a chiedersi: «Ci hanno detto che il prossimo Parlamento sarà formato da 720 persone provenienti da tutti i Paesi membri. Ma come si fa a sapere quanti sono i posti che può occupare uno Stato? Possono votare tutti? Dove si vota? Come si vota?».
Mentre guarda il mare, cercando risposte a queste domande, vede avvicinarsi una piccola canoa con una bambina a bordo che sventola il braccio verso di lui.
«CIAO BIT!!» sente gridare.
Guardando meglio scorge la figura dolce di Luna, la loro nuova amica umana che vive poco lontano da lì, sull’isola di Lampedusa.
Le corre incontro a braccia aperte.
«LUNA! Che bello vederti! Ma che ci fai qui? Perché non sei a scuola?» le chiede con aria preoccupata.
Luna scoppia a ridere e gli spiega: «Oggi sarebbe stato l’ultimo giorno, ma la mia scuola ha chiuso un giorno prima, perché sarà la sede per le elezioni europee e devono preparare tutto».
«Si vota nelle scuole, quindi?» chiede stupito.
«Sì!»
«E come si vota?»
«Non lo so di preciso, io sono ancora piccola. Però quest’anno ho chiesto alla mamma di portarmi con sé! Ha detto che non posso entrare del tutto perché il voto è segreto, ma almeno vedo cosa succede nella mia scuola!». Le si illuminano gli occhi e chiede a Bit: «Perché non vieni anche tu?».
A Bit sembra una buona idea quella di andare a vedere di persona come funzionano le elezioni, ma vorrebbe capire meglio alcune cose e sa che, se si trasformasse in bambino, la maggior parte delle sue domande verrebbero semplicemente ignorate o gli verrebbe detto che quella delle elezioni è una cosa da grandi (perché è così che fanno sempre gli adulti umani!). Ma gli torna in mente che in Italia si vota in due giorni, quindi potrebbe sfruttare il primo per osservare cosa accade trasformandosi in un bambino, dicendo che sta accompagnando i suoi genitori nel caso qualcuno glielo chiedesse, e poi capire come fare per tornare il giorno seguente e ricevere le spiegazioni che vorrebbe.
«Sai che è un’ottima idea Luna? Verrò anche io domani!»
«EVVIVA! Ci vediamo lì allora! Adesso devo correre a casa, se no papà si preoccupa!»
Luna, così come è apparsa, scompare oltre la superficie liscia del mare illuminata dal sole. Bit guarda la barchetta allontanarsi: è felice di avere un’amica umana così brillante.
Il giorno dopo Bit parte con la barca delle emergenze per raggiungere Lampedusa. Appena arrivato sull’isola, si trasforma in bambino e inizia a correre verso la scuola elementare della città. Arrivato lì davanti, vede tutti i cancelli aperti e due file di persone, da un lato i maschi e dall’altro le femmine, con in mano quello che sembra un foglietto. A controllare i fogli e aiutare le persone in difficoltà c’è un carabiniere. Accanto all’uscita un ragazzo con una cartellina ferma le persone e fa loro delle domande sulle elezioni.
Bit gli si avvicina per capire meglio cosa chiede. Il ragazzo gli sorride e lo saluta: «Ciao!»
«Ciao» risponde Bit sventolando la mano.
«Cosa fai tu qui tutto solo? Dove sono i tuoi genitori?»
Bit, risponde pronto: «Questa è la mia scuola e dato che per tanti giorni ci hanno parlato del fatto che sarebbe diventata seggio elettorale, volevo vedere come cambiava. Sono venuto con la mia mamma e adesso lei sta chiacchierando con una sua amica. Tu chi sei? Cosa chiedi a tutte le persone?».
«Hai fatto bene! È strana la scuola con tutti questi adulti dentro, vero?
Io sono Pietro e lavoro per un’azienda che si occupa di fare dei sondaggi sulle elezioni, per capire meglio chi sono gli italiani che votano e come votano».
«Quindi chiedi alle persone di dirti per chi votano? Ma il voto non è segreto?»
«Beh sì, ma qui partecipa solo chi vuole e viene comunque mantenuta la privacy. Poi non tutti i sondaggi servono solo a capire il voto. Ci aiutano a scoprire anche l’età dei votanti, se sono iscritti al registro femminile o maschile. Spesso si fanno domande anche più ampie per capire cosa ne pensa l’elettorato delle elezioni in generale».
Pietro si interrompe per parlare con alcune persone che si sono avvicinate e proprio in quel momento Bit ha un’illuminazione: una persona che fa i sondaggi e che è autorizzata a fare tutte le domande! Ecco in chi può trasformarsi per ottenere tutte le risposte che vuole!
«Ora devo tornare dalla mia mamma! Ciao e grazie mille!» grida Bit a Pietro, allontanandosi di corsa.
«Ciao! A presto!» lo saluta il ragazzo.
Bit torna di corsa alla base e prepara una cartellina con tutte le domande che vuole porre l’indomani.
È una soleggiata domenica mattina e Bit riparte alla volta di Lampedusa per partecipare come infiltrato speciale alle elezioni europee. Appena arrivato, si trasforma subito in un giovane uomo attrezzato di cartellina con fogli per prendere appunti e penna blu.
Entra nella scuola elementare della città, proprio come il giorno prima, ma ora si sofferma a osservare l’edificio. Ci sono tutti i disegni dei bambini attaccati alle pareti, gli appendiabiti colorati, appesi al soffitto ci sono dei fiori di carta rossi e su ogni porta c’è una decorazione che indica la classe di appartenenza.
«Eppure qualcosa manca» sussurra Bit sbirciando dentro una delle aule «Ma certo! I banchi e le sedie!». Al loro posto c’è un tavolo con una grande scatola, alla destra della quale stanno sedute tre persone con dei registri davanti. Dietro compaiono due cabine all’interno delle quali vede entrare le persone munite di carta e penna.
Bit continua a muoversi tra le persone, osservando ogni cosa intorno a lui. Vede le persone entrare dalla porta principale, salutare e dirigersi chi verso un’aula, chi verso l’altra. Da una parte i maschi e dall’altra le femmine. Non comprendendo il motivo di questa divisione si avvicina all’ultima persona della fila femminile.
«Ciao, io sono Bit e sto facendo qualche domanda alle persone che partecipano alle elezioni oggi per verificare quanto gli italiani, e soprattutto i giovani, sanno del processo elettorale. Posso chiederti delle cose?».
«Ciao, certo! Spero di saper rispondere» dice la ragazza ridendo.
«Per prima cosa: come si sa in quale aula bisogna andare a votare?».
Sul volto dell’intervistata si dipinge un’espressione di stupore, accompagnata dal commento: «Ma come? Fate anche domande così banali nei sondaggi? Questo lo sanno tutti, è scritto qui sulla tessera elettorale!» indicando il foglietto che Bit aveva visto in mano a tutte le persone il giorno prima. L’alieno capisce che non si tratta di un foglio qualunque, ma di un documento su cui sono scritti tutti i dati della persona che deve votare: il suo nome, il suo indirizzo e il luogo in cui recarsi a votare.
«Certo! Giusto!» risponde entusiasta.
La ragazza, sempre più dubbiosa, si avvicina a Bit scrutandolo con sospetto e gli chiede: «Ma tu sei proprio sicuro che il tuo lavoro sia fare sondaggi?».
Bit, arrossendo e capendo di aver fatto una domanda troppo scontata a cui avrebbe dovuto sapere la risposta, risponde velocemente: «Certo! Infatti andiamo subito avanti con la prossima domanda: perché si è divisi tra maschi e femmine?».
«Da quel che so purtroppo è sempre stato così. Da quando le donne in Italia hanno potuto iniziare a votare, nel 1945, la legge non è mai stata cambiata: da una parte votano gli uomini, dall’altra le donne. Ovviamente solo quelli con più di 18 anni» e con lo sguardo triste, rivolto verso il pavimento conclude a voce bassa: «E magari alcune persone non vengono a votare proprio per questa divisione».
Bit ringrazia e si allontana, pensando che su Ghalis questa cosa non esiste, si vota tutti nello stesso posto e che è molto triste che qualcuno che qualcuno che si sente maschio e vive come maschio, debba essere costretto a votare come femmina, solo perché quando è nato è stato registrato così. A Ghalis decidi tu il tuo nome e chi essere e puoi anche cambiare tutte le volte che vuoi!
Bit si avvicina all’altra aula e osserva cosa succede al suo interno. Appena entra una persona per votare, gli viene chiesto il suo nome e vengono controllate la sua carta d’identità e la sua tessera elettorale.
«Ecco la Scheda Elettorale e la matita! Buon voto!» dice l’uomo seduto accanto alla scatola. Mentre consegna la scheda alla persona che ha davanti, questa sfugge alle loro mani e si apre sul pavimento. Bit coglie l’occasione per correre a raccoglierla e restituirla al signore a cui era sfuggita, potendo così dare un’occhiata al suo interno.
Confuso da tutti i simboli presenti e poco chiari alla sua mente ghaliana, Bit riconsegna la scheda all’uomo davanti a lui che ringraziando entra nella cabina. Dopo poco ne esce sorridendo e deposita la sua scheda ben chiusa all’interno della scatola, recupera i suoi documenti ed esce.
Bit raggiunge l’ultimo uscito: «Ciao! Sto facendo delle domande a chi partecipa alle elezioni, posso chiederti qualcosa?».
«Certo».
«Stiamo cercando di capire quante cose sanno gli italiani che vanno a votare dell’Europarlamento. Sappiamo che in Parlamento ci sono 720 posti totali, ma come facciamo a sapere quanti sono quelli di ogni Paese?».
«Ok, questo è semplice: a ogni Stato spetta un numero di posti basato sulla sua popolazione. Per esempio, all’Italia spettano 76 posti».
«Quindi oggi siamo qui per votare 76 persone?».
«Beh non è proprio così semplice. Noi votiamo le persone che fanno parte di una lista elettorale, che fa capo a un partito. Il Parlamento europeo segue un sistema proporzionale quindi il gruppo che prende più voti prende più posti. Dopo che escono i risultati delle elezioni di ogni Paese membro, tutte le persone elette si organizzano in gruppi politici più grandi, che riuniscono rappresentanti con idee simili dai diversi Stati. Così si formano i gruppi politici all’interno del Parlamento europeo. Ciascuno ha poi una propria organizzazione interna ed elegge un presidente».
«Mmh sembra complesso».
«Può sembrarlo, ma in realtà è molto più semplice di quanto non si pensi. Aspetta, ti faccio uno schema! Posso usare la tua penna?».
«Grazie per la collaborazione!».
«Figurati! Buon voto!».
Alla chiusura del seggio Bit torna verso la base, sapendo che per i risultati definitivi dovrà aspettare ancora qualche giorno.
Durante il suo viaggio pensa a quanto fosse bello il momento del voto a Ghalis, si ricorda che si vestiva sempre elegante quel giorno, perché era importante. Anche in questi due giorni di elezioni europee ha visto molte persone eleganti e felici di votare. Altre sembravano più tristi e poco fiduciose. Durante i momenti di attesa in fila ha sentito tante persone dire sono andate giusto per dovere, ma che in realtà vedono l’Unione Europea come una struttura debole e in cui non credono più tanto. Bit pensa che sia normale essere scoraggiati quando non si vedono sempre e subito i cambiamenti che si vogliono e che ci si aspetta, ma riflette anche sulla forza di un’istituzione che è riuscita negli anni a creare nuove possibilità per tutti i suoi cittadini, che incoraggia i giovani a esplorare nuove realtà comunitarie. Sicuramente c’è ancora molto lavoro da fare, ma spera che il nuovo Parlamento possa tornare a dare fiducia e speranza in un’istituzione così importante.