Migrazioni

Puntata 1: Luna

Luna pagaia tranquilla sul mare. Le piace sentire il calore del sole sul viso e vederne il riflesso luminoso posarsi sull’acqua. Il rumore lieve dell’increspatura del vento sul Mediterraneo ha sempre avuto il potere di calmarla, in ogni situazione. Le basta avvicinarsi all’acqua per sentirsi sollevata e sorridere. È come se il suo corpo riprendesse immediatamente le forze. 

È contenta di aver imparato ad andare in canoa per poter finalmente esplorare il mare come una vera pirata. O almeno, quasi. Le manca solo un pappagallo. E un vascello. E una ciurma. Ma poco importa, è così che anche i più grandi hanno cominciato, si sa. E poi lei ha già un cannocchiale e una ciocca di capelli viola che nel mondo piratesco la farebbe senz’altro distinguere, come era stato per il pirata Barbanera. Ecco, sarebbe diventata la temibile Ciuffoviola, la più grande minaccia dei sette mari. Per ora, si prepara alla sua carriera esplorando le spiagge di Lampedusa, dove vive con la sua famiglia. 

A un tratto il mare comincia ad abbassarsi, lasciando intravedere il fondale. Quando la canoa tocca la costa, Luna arriva su una spiaggia che non ha mai visto prima d’ora. L’acqua è limpidissima e non ci sono tracce umane sulla sabbia. Appena oltre la spiaggia c’è una fitta vegetazione: cespugli e arbusti circondati da enormi alberi. L’unico suono è quello delle cicale, il profumo della salsedine si incastra in quello della macchia mediterranea.  

Capisce subito che non è più sulla sua isola. Deve aver preso la direzione sbagliata, allontanandosi da Lampedusa, mentre era persa tra i suoi pensieri. Inizia a batterle forte il cuore. È sola su una minuscola isola sconosciuta, non sa come ha fatto ad arrivarci e non sa come tornare a casa. Le lacrime le bagnano il viso: sì, anche i pirati piangono. Si ricorda che una volta aveva chiesto al suo papà: «Ma come fai a ritrovare la strada quando sei nel mare e sei perso?».   

 «Guardo sempre l’orizzonte. Finché vedo un pezzetto di terra, non sarò mai troppo perso» aveva risposto tranquillo. 

Luna si gira all’improvviso verso il mare. Si asciuga le lacrime con il braccio e guarda l’orizzonte, sperando di vedere un pezzo della sua isola. A occhio nudo non vede nulla, solo mare e una nebbiolina lontana. È arrivato il momento di comportarsi da vera marinaia: tira fuori il cannocchiale, tenendolo con entrambe le mani lo posa davanti all’occhio destro e socchiude il sinistro. Eccola! In fondo, coperta dalla nebbiolina, scorge la costa a lei tanto nota. È Lampedusa! E non è troppo lontana! 

«Tum tum tum» è il rumore del cuore che batte all’impazzata per la gioia di vedere casa, di non essere così persa, di poter tornare. 

Si precipita verso il mare per riprendere la rotta con la canoa. Prima di ripartire si ferma e si guarda intorno: questo sarebbe proprio il luogo adatto per la sua base pirata. Si china sulla sabbia chiara, immerge le mani fra i granelli e immagina le sue prossime avventure, quando a un tratto viene interrotta. Due voci sconosciute le vanno incontro chiacchierando. 

 

 

LAMPEDUSA

Isola italiana che fa parte dell'arcipelago
delle isole Pelagie, in Sicilia.
È distante solo 113 km dalla
costa della Tunisia e per questo
è uno dei primi posti dove
arrivano i migranti africani
che raggiungono l’Italia
attraverso il Mar Mediterraneo.

MACCHIA MEDITERRANEA

Un tipo di ambiente tipico delle zone del
Mediterraneo. Il clima con inverni non
troppo freddi ed estati calde e
secche permette la crescita di alberi e
arbusti sempreverdi, con foglie e tronchi
spessi e resistenti. Le piante della macchia
mediterranea più comuni sono: leccio,
quercia da sughero, erica, mirto,
rosmarino, alloro, oleandro, cappero e
pistacchio. 
È la vegetazione perfetta per la
sopravvivenza di insetti, anfibi, rettili,
uccelli e mammiferi.

La ragazzina dai lunghi capelli castani ha gli occhi sbarrati e impauriti e rimane immobile, con la paletta stretta tra le mani, pronta a utilizzarla per difendersi, se necessario.

«Chi siete? Cosa siete?» chiede agitatissima.

«Da dove venite? Perché avete le antenne?» continua. Mega e Bit si stringono le mani nervosamente: sono stati scoperti da un’umana! Come ha trovato la base segreta? Come possono essere stati tanto imprudenti da passeggiare all’aperto senza un travestimento adeguato? Questo potrebbe compromettere la loro missione sulla Terra, la loro esistenza e quella dell’intera Ghalis. Bit, preso dal panico, fissa il vuoto e continua a ripetere a voce bassa lo Statuto di segretezza di Ghalis: 

«Non rivelare mai la tua identità, non rivelare mai la tua identità, non rivelare mai la tua identità».  

Mega cerca di mantenere la calma. Forse non è tutto perduto. Incuriosita dalla bambina, si avvicina con cautela.

«Chi sei tu, piuttosto? Da dove vieni? Perché hai una ciocca di capelli viola?». La piccola umana, sempre tenendo accanto a sé la paletta, si avvicina ai due alieni, osserva prima Bit e poi Mega. Sembra essersi resa conto di non essere in pericolo, e ora sul viso ha un’espressione curiosa. 

«Che sta bofonchiando il tuo amico?». Mega strattona amichevolmente il braccio di Bit, che per un momento si riprende, la guarda, ma poi, ricordandosi la situazione, torna a fissare il vuoto sussurrando a ripetizione lo Statuto. La sua amica alza gli occhi al cielo e scuotendo la testa torna a rivolgersi alla ragazzina che ha davanti.          

«Niente. Lascia stare. Regole, nulla di troppo importante. Allora, non vuoi dirmi come ti chiami? Chi sei?». Luna sembra rassicurata dall’aspetto e dall’atteggiamento dei due. Hanno un’aria tenera, e un po’ buffa. Sì, pensa di potersi fidare.

«Mi chiamo Luna, ho 10 anni e abito a Lampedusa, un’isola qui vicino. Mi sono persa mentre cercavo di andare con la mia canoa su una spiaggia un po’ più lontana da casa mia. Ero presa dai miei pensieri e la marea mi ha fatta arrivare qui. Non volevo disturbare. Voglio solo tornare a casa il prima possibile». Mega continua a farle domande una in seguito all’altra.

«Come hai imparato ad andare in canoa? Cosa vuoi fare da grande? Vivi con i tuoi genitori? Ti piace Lampedusa?». Luna scoppia a ridere, divertita da tutto questo interesse per la sua vita. Racconta che ha imparato a nuotare e a usare la canoa l’anno prima, grazie alla sorella maggiore, Marta. Ormai passano poco tempo insieme, ma per un motivo importante: è capitana di una ONG e salva le persone in mare. Per Luna è un’eroina. In famiglia hanno sempre scherzato sul fatto che Marta è il perfetto miscuglio dei genitori: ha ereditato la passione della vita in mare dal padre pescatore, mentre la dedizione e la cura verso chi emigra affrontando il mare vengono dalla madre, che lavora come medico all’hotspot di Lampedusa. Luna, invece, da grande vuole fare la pirata, forse la cantante, o l’astronauta, o l’insegnante, o la nuotatrice. Non lo sa ancora bene, a dirla tutta. Mega fissa la bambina con aria confusa. Fra le tante cose dette da Luna, ci sono delle parole che non ha mai sentito prima. Cos’è una ONG? Cos’è un hotspot? Perché ci sono delle persone che vanno salvate in mare?

In sottofondo Bit continua a sussurrare tra sé, quando, all’improvviso, un rumore fa sussultare tutti e tre. Dalla base arriva il suono ininterrotto di una sirena, un rumore talmente assordante che Luna si tappa le orecchie con le mani e tutti gli uccelli che abitano l’isola si alzano in volo all’unisono creando una nuvola alata nel cielo. Mega e Bit si guardano senza dire nulla. Come succede spesso tra grandi amici, basta un solo scambio di sguardi per trasmettere un messaggio e quello passato tra loro è chiaro: dev’essere successo qualcosa di grave e devono correre subito alla base per capire di cosa si tratta. 

I due, dimenticandosi della loro nuova amica, iniziano a correre così veloce che l’aria scombina loro le antenne e la sabbia si alza alle loro spalle, annebbiando la vista di Luna, che tenta goffamente di seguirli.

BOFONCHIARE

brontolare a bassa voce, sbuffando.

HOTSPOT

Il centro di prima accoglienza

dove i migranti arrivati in Italia,

generalmente via mare, vengono

registrati. In questo centro i

migranti possono compilare la

domanda per ottenere asilo

politico, ovvero la protezione

internazionale. Molti migranti,

infatti, fuggono da guerre o

persecuzioni e hanno diritto a

essere accolti in un Paese più

sicuro.

 

Negli hotspot i migranti

dovrebbero anche essere visitati

e ricevere le prime cure

mediche, spesso necessarie

perché hanno affrontato un

viaggio lungo e pericoloso. 

 

I migranti che hanno fatto

domanda di asilo vengono poi

trasferiti, di solito entro due

giorni, in altri centri di prima

accoglienza, in attesa di ottenere

una destinazione definitiva: una

città dove poter ricominciare

una nuova vita.

 

Come nel caso di Lampedusa,

però, spesso gli hotspot non

sono sufficienti ad accogliere i

migranti, perché l’Italia non è

abbastanza organizzata. Molti di

loro rimangono negli hotspot

anche più di due giorni, in

condizioni difficili.

«Ma è la voce di Marta!» grida Luna. Solo in quell’istante i due agenti ghaliani si rendono conto che la ragazzina li ha seguiti fino all’interno della base. Questo problema lo dovranno risolvere: dopo tutto, un’umana ha scoperto la loro vera identità. Ma al momento, ci sono questioni più urgenti. Devono capire assolutamente cosa significa il messaggio che hanno ascoltato. 

La richiesta di aiuto continua a risuonare per tutta la stanza. Bit, non più intimorito, guarda Luna e le chiede «Chi è Marta?». Evidentemente non ha ascoltato la conversazione tra lei e Mega, troppo preso dalla paura di essere stato scoperto. La sua amica, molto comprensiva, risponde: «È la sorella di Luna, è capitana di una nave di una…OSP? OMT? OLG?» e guarda la bambina in cerca di aiuto. 

«ONG» risponde lei con un sorriso. 

I due, ancora confusi, la osservano. 

«Cosa significa? Tu sai da dove arriva questa richiesta? Cosa sta succedendo nel mare?»

Luna, oltre a essere estremamente curiosa, è molto astuta e capisce di poter usare le informazioni che vogliono i due per scoprire qualcosa in più sulla loro identità, quindi propone uno scambio: «Io vi dico tutto quello che so, ma voi prima mi dovete dire chi siete, da dove venite e che cos’è questo posto» conclude soddisfatta.

Mega e Bit si spostano in un angolo per parlare senza essere sentiti. 

«Cosa facciamo?» inizia Mega. «Se le diciamo tutto, infrangiamo la legge di Ghalis, rischiamo di non poter essere più agenti in missione sulla Terra e che Ghalis venga scoperta, mettendo a rischio tutte le altre missioni nell’universo». 

«Ma se non le diciamo niente, non sapremo mai cosa sta succedendo, e infrangeremmo il nostro giuramento di fare qualsiasi cosa per aiutare i bambini e le bambine della Terra» continua Bit. 

Dopo un lungo silenzio Bit aggiunge: «Possiamo spiegarle l’importanza del nostro lavoro, farle vedere alcune delle nostre missioni precedenti per aiutarla a capire che siamo qui per aiutare, ma che è fondamentale che la nostra identità rimanga segreta. E poi ricordi? È già successo sul pianeta XZY-360 che un bambino diventasse alleato segreto di due agenti». 

I due si girano verso la ragazzina, che si guarda intorno. Per poter aiutare chi ha mandato la richiesta, sanno cosa devono fare. 

Tornano da Luna e Mega inizia: 

«Io sono Mega, lui è Bit. Veniamo da un pianeta a forma di asterisco, Ghalis, i cui abitanti sono agenti specializzati nell’aiutare i bambini e le bambine di tutto l’universo» dice Mega.

«Noi due siamo gli agenti assegnati al pianeta Terra e questa è la nostra base segreta, dove arrivano tutte le richieste di aiuto da parte di bambini che vivono sulla Terra» continua Bit.

«È molto importante che nessuno sappia che siamo qui, questo potrebbe rovinare l’intera missione e le missioni di tutti gli agenti di Ghalis. Quindi, per favore, se ti sembra che il nostro lavoro possa essere importante, non dire a nessuno ciò che hai scoperto». 

La ragazzina è entusiasta di conoscere due agenti alieni e promette di mantenere il segreto e di aiutarli in questa missione e in tutte quelle in cui potrebbero aver bisogno di un intervento umano. Potrebbe essere la loro alleata, come un‘infiltrata sul campo, no?. Poi, prende un respiro e inizia a spiegare: «Il messaggio viene dalla nave di una ONG. Vuol dire  Organizzazione Non Governativa. Ce ne sono tantissime qui nel Mediterraneo e cercano di aiutare in mare i migranti in difficoltà che tentano di raggiungere l’Europa dall’Africa.»

«Perché hanno bisogno di aiuto? Se hanno deciso di attraversare il mare vuol dire che sono capaci di navigare, no?» chiede Bit stupito. 

«Perché magari non ci sono dei veri capitani a bordo quindi le barche fanno naufragio. Le navi cercano di soccorrere le persone che sono finite in acqua e i capitani chiamano la Guardia Costiera, che è tipo una Polizia del mare,  per capire dove far sbarcare tutti coloro che sono sopra».

Mega e Bit ora capiscono. Il sistema radio della loro base deve aver intercettato per errore il segnale della trasmissione del messaggio. Se non è una richiesta di aiuto di un bambino o di una bambina, il codice di Ghalis parla chiaro: non possono intervenire. Ma, proprio mentre pensano con dispiacere di non poter far nulla per quella situazione, il grande display in sala comunicazioni si attiva, mostrando loro il viso spento di un bambino su una nave. 

INFILTRATA

persona che viene inserita in un

gruppo o in una organizzazione

come spia, per ottenere

informazioni segrete.

ORGANIZZAZIONE NON GOVERNATIA

organizzazione che non dipende

da uno Stato e si occupa

solitamente di attività

umanitarie e sociali, come il

soccorso dei migranti in mare o

l’assistenza a persone fragili e

svantaggiate. Viene per lo più

finanziata da donazioni. 

 

MIGRANTI

persona che si sposta da un

posto, solitamente la città o il

Paese dove è nata, per andare in

un altro luogo. Di solito i

migranti si spostano per motivi

economici, per cercare un nuovo

lavoro, per raggiungere altri

familiari, per scappare da guerre

o persecuzioni.

NAUFRAGIO

quando una barca o una

nave viene sommersa

dall’acqua o non è più in

grado di navigare. Il

naufragio può avvenire se

la barca sbatte contro uno

scoglio o un’altra barca, se

si rompe il suo motore o se

finisce il carburante. In

caso di naufragio, le

persone trasportate

dall’imbarcazione possono

trovarsi in pericolo, perché

potrebbero finire in acqua o

rimanere bloccati in alto

mare.

GUARDIA COSTIERA

Il Corpo delle capitanerie di

porto è uno dei sei gruppi che

compongono la Marina Militare

italiana e si occupa degli usi

civili del mare. Tra le sue

funzioni troviamo: la protezione

delle persone in mare, la

sicurezza della navigazione e del

trasporto via mare e delle

attività che si svolgono nei porti

o lungo le coste italiane.

Oumar aveva nove anni quando il padre morì. Ricorda solo dei momenti di quel giorno, che ripercorre nella mente sovrapponendo le immagini. Lui che aiuta la madre nell’orto, quel piccolo spazio di vita che erano riusciti a ricavare alle porte di Conakry; poi il rumore di mille voci; la polvere che si solleva da terra; fiumi di persone che gridano; la madre che gli dice di stare chiuso in casa, e di non aprire per nessun motivo, mentre lei esce fuori per cercare di capire cosa succede. Interminabili silenzi. L’unico rumore, quello del cuore, il cui ritmo Oumar cercava di seguire per farsi compagnia, come gli aveva insegnato la nonna. Poi, finalmente sua madre era rientrata. Era in lacrime ed era corsa ad abbracciarlo stretto. A un certo punto lo aveva allontanato da sé, gli occhi neri cosparsi di lacrime fissi nei suoi. «Oumar, c’è stato un colpo di Stato, significa che delle persone armate hanno cacciato con violenza il nostro Presidente, per sceglierne uno nuovo. Ci sono dei feriti e dei morti. E… uno di questi è tuo padre. Ascolta bene Oumar, d’ora in poi le cose saranno un po’ più difficili per noi e per questo dovremo essere ancora più uniti, ok?» Oumar, con gli occhi pieni di lacrime, aveva continuato a guardare la madre, annuendo.

Esattamente un anno dopo, la mamma gli aveva detto di aver trovato un modo per lasciare la Guinea per sempre.

«Ma ci sarà un viaggio difficile da affrontare e dovrai essere molto coraggioso». Altre immagini, ora, danzano scalpitanti nella testa di Oumar. Lui e la madre seduti al tavolo della cucina davanti ad una mappa; lei che gli spiega che dovranno attraversare il Mali e l’Algeria, per arrivare in Tunisia, da dove partono le barche per raggiungere l’Europa. I documenti falsi per attraversare il confine del Mali. 

«Perché ci serve un finto passaporto?» aveva chiesto Oumar. 

«Perché quando si va in altri Paesi serve sul passaporto un permesso speciale per poter viaggiare. Ci vuole molto tempo per ottenerlo e non sempre a noi lo danno. Non possiamo rischiare, dobbiamo andare subito». Poi il viaggio lungo ed estenuante attraverso il deserto; le notti passate al freddo accovacciato contro la madre; il silenzio delle persone intorno a lui, a cui restavano appena le forze per respirare; i piedi piagati; le lacrime silenziose della mamma. E finalmente, la costa della Tunisia. Aspettavano la nave che li avrebbe portati in Italia, ma davanti a loro c’era solo un peschereccio troppo piccolo per poterci stare tutti. Un uomo aveva chiesto «Dov’è la nave per cui abbiamo pagato? Questa è una barca che a malapena si tiene insieme». 

«Viaggiate in segreto. Con una nave vi troverebbero e arresterebbero subito. Questo è il modo più sicuro per arrivare» aveva risposto duro l’uomo che li aveva accompagnati fino a lì. 

Ed ora, ecco il viaggio in mare, la speranza. Poi buio, urla, qualcuno cade in mare. Il peschereccio inizia a inclinarsi, non regge, non riesce a tenere tutti. Infine il viso di Marta, che gli sorride e gli dice che presto arriveranno in un posto sicuro. Un posto sicuro. Non sa quale sia, non immagina quando arriverà, ma spera che ad attendere lui e la madre ci sia un luogo dove poter vivere finalmente felici. 

 

Mega e Bit si guardano e annuiscono insieme. Devono raggiungere Oumar sulla nave della ONG guidata dalla sorella di Luna, per assicurarsi che arrivi in un posto sicuro. «Ok, la missione di oggi è proprio su quella nave. Sarà difficile raggiungerla in mare aperto. Come facciamo?» chiede Bit, camminando velocemente verso l’uscita del rifugio. «Possiamo usare la barca delle emergenze!», esclama Mega, «e Bling ci indicherà la strada da seguire». Bling fa capolino, posandosi sulla spalla di Mega sbattendo velocemente le ali, felice di essere coinvolta. «Ottima idea Mega, vado a preparare tutto!» grida Bit correndo verso il magazzino segreto dove tengono tutti gli oggetti per le emergenze. Mega lo lascia fare, sapendo che il magazzino è il posto preferito di Bit, e inizia a cercare informazioni sulle coordinate della nave tramite Bling. Solo a quel punto si accorge che Luna sta osservando l’uccellino meccanico sulla sua spalla con estrema diffidenza.

«Ah già Luna, questa è Bling, è un’androide di ultima generazione che raccoglie informazioni inquadrando quello che ha davanti con i suoi raggi, e registra tutto!» Da Bling arriva un ronzio indispettito, Mega rotea gli occhi: «Ma per prima cosa è una nostra amica e aiutante indispensabile. E anche molto modesta, vero Bling?» dice ridendo. Luna si tranquillizza, apre la bocca in un gran sorriso e la saluta con la mano. 

Bit torna di corsa, il viso arrossato e i capelli spettinati: «È tutto pronto! Andiamo!». 

I tre raggiungono la spiaggia su cui sono disposte la barca per le emergenze di Mega e Bit e la canoa arancione di Luna. 

«Bling, prima di raggiungere la nave, faremo una deviazione verso Lampedusa per accompagnare Luna. Potresti guidarci, per favore?» chiede Mega all’androide. 

Legano la canoa alla loro barca, su cui salgono tutti e tre, e partono alla rotta dell’isola. Arrivati, i tre si stringono in un forte abbraccio. Luna sa di non poter andare con loro anche se vorrebbe aiutare i suoi nuovi amici in ogni modo, ma promette di tornare alla loro base quindici giorni dopo per farsi raccontare ogni cosa. Salta giù dalla barca, slega la canoa e la trascina sulla spiaggia vuota, per poi girarsi e gridare a gran voce.

«Tornerò presto! Mi raccomando, voi fate attenzione!».

«Sai Bit, sono davvero felice di aver conosciuto Luna, sembra proprio una ragazzina sveglia» confida Mega mentre spinge la barca in acqua insieme all’amico. 

SOVRAPPORRE

mettere una cosa sopra un’altra;

aggiungere.

 

COLPO DI STATO

Quando una o più persone

rovesciano e quindi cambiano le

istituzioni di uno Stato

attraverso azioni violente. Di

solito chi compie un colpo di

stato è appoggiato dalle forze

armate o da gruppi militari.

ESTENUANTE

Una cosa molto stancante e

faticosa sia per il corpo che

per la mente

PIAGATI

Coperti di piaghe, di ferite.

 

GUARDIA COSTIERA

Il Corpo delle capitanerie di

porto è uno dei sei gruppi che

compongono la Marina Militare

italiana e si occupa degli usi

civili del mare. Tra le sue

funzioni troviamo: la protezione

delle persone in mare, la

sicurezza della navigazione e del

trasporto via mare e delle

attività che si svolgono nei porti

o lungo le coste italiane.

ANDROIDE

un robot che si muove e

agisce come un umano (e a

volte assomiglia anche a un

umano, ma non è il caso di

Bling).

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