La siccità

Puntata 3

Silvia guarda curiosa i due nuovi arrivati, mentre la strana ragazzina e il suo grosso cane si avvicinano a lei. 

 

“Ehm… stavo proprio dicendo che… Silvia è il mio nome preferito!” inventa Mega in preda al panico. La bambina la guarda confusa, ma i suoi genitori le hanno insegnato ad accogliere anche chi non conosce.

 

“Be’, che caso! Io mi chiamo proprio Silvia” sorride, allungando la mano.

 

“Piacere! Io invece sono Me… ahia!”. Bit ha affondato i denti nei pantaloni di Mega, sfiorandola appena. Quella tonta finirà per farsi scoprire!

 

“Miriam, mi chiamo Miriam” continua Mega scrollando il piede. “E questo è il mio cane Bit!”

 

Bit si avvicina piano a Silvia, temendo di spaventarla, ma la bambina lo accarezza dietro alle orecchie, mentre Bit scodinzola felice e in segno di riconoscenza le lecca il naso.

 

“Che simpatico che sei! Assomigli ai miei cani” dice Silvia sorridendo. Bit la annusa soddisfatto girandole tutto intorno e abbaiando festante. Sa perfettamente come si comporta un cane terrestre: non per niente è stato il primo della classe all’esame di Fauna e Flora Planetarie 101 dell’Accademia Stellare Ghaliana.

 

“Non vi ho mai visti qui in giro, siete nuovi di questa zona?” domanda Silvia.

 

“Sono in visita da mia zia, abita oltre il fiume. Io e Bit stavamo… andando a caccia di pesci!” dice Mega veloce. Silvia assume subito un’espressione triste.

 

“Be’” dice “temo che vi sia andata male. Quest’anno il Po è in secca, non se ne vedono molti di pesci”.

 

Mega guarda l’acqua limacciosa del fiume: sotto la superficie verdastra non si vede niente. “Ma che è successo? Dov’è finita l’acqua?”

 

“Vorrei tanto saperlo. Sono mesi ormai che non piove. A casa mia non si parla d’altro. Sapete, abbiamo un’azienda agricola, e se l’acqua non tornerà in fretta le piante di riso che coltiviamo si seccheranno tutte. Il mio papà dice che questa siccità è un gran problema, anche per la biodiversità”.

 

“Bio- che?” 

 

“Non sono sicurissima di aver capito, ma credo voglia dire che questo caldo mette in pericolo anche le varie specie animali e vegetali. I pesci, per esempio, se i fiumi e i laghi evaporano, muoiono. Gli uccelli non hanno più pesci da mangiare e muoiono anche loro… e con il caldo è più facile che nei boschi scoppino degli incendi, e così tanti animali rimangono senza casa…e le piante si seccano e muoiono tutte” spiega Silvia con un’espressione concentrata.

 

“Ma è terribile! E il tuo papà ti ha raccontato anche come si può risolvere questa cosa della biodivisa?” 

 

“Biodiversità, si dice così. Be’… dovrebbe piovere, e tanto. Ma non mi sembra proprio che capiterà presto” sospira Silvia lasciandosi cadere a terra, a gambe incrociate. Sopra di loro, il sole splende fortissimo. 

 

Mega e Bit la guardano dispiaciuti. Bit, intanto, mordicchia la gamba dei pantaloni di Mega. Le deve dire qualcosa, evidentemente, ma non può mica mettersi a parlare di fronte a Silvia… un cane parlante sarebbe una bella violazione del codice! Ma perché non attiva la telepatia?

 

Finalmente, Mega capisce il segnale. 

 

“Scusa, Silvia, porto Bit dietro a quell’albero soltanto per un attimo! Deve… deve fare la pipì!” dice Mega. Bit la guarda un po’ offeso, ma alla fine la segue: in effetti, neanche lui avrebbe saputo trovare una scusa migliore. 

 

“Be’, che si fa? È chiaro che dobbiamo trovare l’acqua, ma da dove cominciamo?” 

 

Mega potrebbe giurare che anche in forma di cane, Bit abbia appena alzato gli occhi al cielo e aggrottato le sopracciglia.

 

“E a cosa dovrebbe servire Bling? Ha un database di milioni e milioni di terabyte, ci sarà pure qualcosa sull’acqua lì sopra! Per questo ti ho fatto venire qui!”

 

“Caspita, hai proprio ragione!” sorride Mega. Immediatamente, tira fuori Bling dalla tasca. Il piccolo androide sta riposando, emettendo uno zzzz ovattato.

 

“Bling! Ehi, Bling, sveglia! Abbiamo bisogno di te! Che sai dirci dell’acqua?”

 

Bzzzzzzzzzzzzzzz

 

“Bling! Insomma!” dice Mega più forte. Poco più in là, Silvia si volta a guardarla curiosa. 

 

“Ehm, Bit! Insomma, a cuccia!” dice Mega a voce alta, avvicinando l’uccellino androide, che ora si è svegliato, all’orecchio. Così miniaturizzato è invisibile all’occhio umano, ma non si è mai troppo prudenti.

 

Bzzzz eccomi, eccomi! Che modi, allora acqua nome chimico H2O, composizione…”

 

“Ma no, Bling, ci serve sapere dove trovarla!”

 

“Acqua, contenuta nelle piante e in tutti i viventi…”

 

“Secondo te funziona ancora? A me ultimamente sembra un po’ strana” sussurra Mega all’orecchio di Bit.

 

Bzzzz per mille circuiti! Se tutte le mie idee sono pessime, posso anche tornarmene a dormire!”

 

“No no, Bling, scusa, vai pure avanti! Magari serve essere più precisi nella domanda. Per esempio… da dove arriva l’acqua del fiume?”

 

Bling ronza per un po’ navigando nel suo database. Poi con un trillo, comunica “I fiumi hanno le loro sorgenti sulle montagne. Seguendo il corso del fiume…” ma proprio a metà della frase, l’androide si spegne. 

 

“Caspita, non ci voleva!” sospira Mega. 

 

“Io l’avevo detto, che non sarebbe stata abbastanza carica!” comunica Bit. Mega infila di nuovo Bling nella tasca dello zaino, insieme a una manciata di cyberbiscottini, in caso le venisse fame al risveglio.

 

“Be’, ormai quel che è fatto è fatto. Una pista ce l’abbiamo: seguiremo il fiume!”

 

“E poi? Non mi sembra molto scientifica quest’idea!” borbotta Bit. Mega sbuffa.

 

“Muovi quelle zampe! Silvia comincerà a insospettirsi se non torniamo”. E, prima ancora di aver finito di parlare, sta correndo verso la bambina. Bit la segue trotterellando veloce.

 

“Ho avuto un’idea!” annuncia Mega festante. “Perché non andiamo a cercare l’acqua? Se seguiamo il corso del fiume, magari prima o poi scopriremo cosa è successo! Bit può aiutarci con il suo fiuto, magari troverà delle pozze nascoste!”

 

Silvia allunga le gambe, ci pensa un po’ su.

 

“Non posso allontanarmi molto da casa, ma… perché no?”

 

“Allora… in marcia!” sorride Mega. Bit apre la strada, scodinzolando festante.

Più di un’ora dopo, i tre amici non sanno dire quanta strada hanno percorso, ma sono sudati marci per via del caldo. Della sorgente dell’acqua non si vede neppure l’ombra.

 

“Io non ce la faccio più!” annuncia Silvia, lasciandosi cadere all’ombra sottile di un albero poco lontano. Mega e Bit crollano di fianco a lei, tenendosi la pancia per il fiatone.

 

“Non funziona. Te l’ho detto che Bling ha qualche rotella fuori posto!” comunica Mega a Bit telepaticamente, attivando il commutatore astrale di onde cerebrali.

 

“Potremmo provare a chiederle di cercare qualcosa sulla pioggia”.

 

“Buona idea!” approva Mega. Si apparta più in là e comunica il comando a Bling, che nel frattempo si è svegliata. Poco dopo, l’androide manda loro un file mentale con alcune informazioni e diverse illustrazioni.

 

“Danza della pioggia, una danza che veniva effettuata dalle antiche tribù indiane del Nord America per favorire il ritorno della pioggia nei periodi di siccità” recita il file. Mega è già entusiasta. Bit studia mentalmente la successione di movimenti di cui è composta. Sarà storicamente accurato questo file? Mah. Intanto, Bling si è di nuovo spenta: non ne captano più il segnale. 

 

“Tentar non nuoce, non si dice così?” pensa Mega. 

 

“Io quella roba non la faccio” ribatte Bit. Ma Mega è già rotolata su un fianco, avvicinandosi a Silvia.

 

“Ho appena avuto un’idea! Hai mai sentito parlare di danza della pioggia? Ce ne ha parlato la maestra a scuola!” Silvia sgrana gli occhi interessata.

 

“No! Dai, racconta!”

 

E così, poco tempo dopo, corrono in cerchio muovendo mani e piedi: braccia in alto, poi in basso, passetto doppio… Bit le segue saltellando a quattro zampe, mentre Mega cerca di ricordare i passi. 

 

Certo che ballare con questo caldo… è terribile! E la pioggia non ne vuole sapere di venire. 

 

“Basta, non posso continuare un attimo di più!” protesta alla fine Mega, sdraiandosi all’ombra.

 

“Hai ragione, di questo passo non pioverà mai. I miei genitori venderanno l’azienda e io sarò costretta a vivere in città. Oh, proprio non voglio!” Silvia le si siede accanto e Bit si accuccia ai suoi piedi, facendosi grattare dietro alle orecchie con gli occhi socchiusi.

 

“Dovremo trovare un’altra idea” si lamenta Mega. È allora che gli occhi di Silvia, all’improvviso, si illuminano.

 

“Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima? I baobab!” 

 

“Come?”

 

“I baobab! Sono degli alberi grandissimi con un tronco enorme, che possono immagazzinare tantissima acqua. Si trovano in Africa, l’ho letto insieme al mio papà nel libro Piante dal mondo”. 

 

“Ma l’Africa è lontana!”

 

“Be’, basterebbero dei semi. Se riuscissimo, per esempio, a piantare qualche seme di baobab qui intorno, una volta cresciuti l’acqua per bagnare i campi non mancherebbe mai!”

O ancora meglio, pensa Mega guardando Bit con un sorriso, se conoscessero qualcuno capace di trasformarsi in qualsiasi cosa desideri, potrebbero avere un baobab in un nanosecondo…

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