La siccità
Puntata 4
“Forza, muoviti! Non abbiamo tutto il giorno. Silvia finirà per credere che siamo spariti!”
“Io non sono d’accordo. Non sono per niente, per niente d’accordo”.
Mega e Bit si sono appartati in un boschetto poco lontano, approfittando del fatto che Silvia, stanca per il lungo cammino e per la danza della pioggia, si è addormentata.
“Bit, è semplice logica: tu ti trasformi in un baobab, raccogli tutta l’acqua che puoi, irrighiamo i campi di riso dei genitori di Silvia e abbiamo risolto il caso”.
“Non pensi che Silvia si farà delle domande se un baobab già cresciuto dovesse spuntare fuori dal nulla?”
“Che noia, ancora con lo statuto di segretezza? Siamo nascostiii, non vedrà che siamo noi”.
“Che statuto e statuto! Si chiederà dov’è finito il tuo cane, o potrebbe spaventarsi, o potremmo rovinare i campi di qualcun altro. Ci sono mille variabili, ma tu pensi solo ad agire! Insensibile!”
Mega diventa tutta rossa in faccia. “Insensibile? Io?”
“Sì, non pensi per nulla al bene degli altri!”
Un ronzio metallico distante e debole, ma comunque udibile, si fa strada dalla tasca di Mega: “Baobab… bzzzzzz…. albero… Africa… che… bzzzzzzzzzz”.
Mega e Bit si guardano in faccia e, anche se arrabbiati, non possono fare a meno di scoppiare a ridere.
“Povera Bling, ha proprio bisogno di una bella ricarica!” ride Bit. Poi si rivolge a Mega: “Senti, scusa. Hai ragione, qualcosa dobbiamo fare. Vorrei solo essere prudente, ecco. Che ne dici se mi trasformassi in un baobab non ancora cresciuto del tutto? Uno piccolino, che si mimetizzi qui in mezzo. Così possiamo vedere se il nostro piano funziona, intanto”.
Mega sorride di rimando: “Mi sembra un’ottima idea”.
Bit si allontana un po’, chiude gli occhi e si concentra, immaginando di far diventare le sue zampe anteriori rami e quelle posteriori forti radici. E in un istante…
“Ecco fatto!”
“Ehm, Bit?”
“Lo so, è un baobab piccolo ma…”
“No, Bit…guarda giù”.
Bit abbassa lo sguardo confuso. Niente rami né foglie! Non è riuscito a trasformarsi.
“Oh, per tutti i wurstel con cioccolato!”
“Ti è già capitato che sulla Terra non funzionasse il tuo potere?”
“Ma no, non ricordi? Mi sono già trasformato tante volte sulla Terra. C’è un’unica spiegazione…”
“Sei scarico” completa Mega sconsolata.
“Già. Siamo partiti troppo in fretta. Oppure il collegamento energico ghaliano alla base è da ricontrollare. Non mi stupirei, vista la catapecchia che ci hanno rifilato…”
“Penseremo a qualcos’altro. Intanto, direi che è meglio tornare da Silvia, prima che si svegli e si chieda dove siamo finiti”.
Ma quando Mega e Bit tornano sotto l’albero, Silvia è sveglia e ha un’espressione decisa sul volto.
“Eccovi! Ma dove eravate finiti? Comunque ho riflettuto. Per prima cosa, se vogliamo piantare una foresta di baobab, dobbiamo preparare un campo. L’ho visto fare un sacco di volte dai miei genitori e dai miei zii: prima si deve vangare e dissodare la terra, insomma, mescolarla un po’. Solo allora si piantano i semi”.
“E dove li troviamo, dei semi di baobab?” domanda Mega.
“Non so. Ma nel paese vicino c’è il centro dove i miei genitori a volte comprano semi e piantine da interrare. Magari loro ne hanno, o sanno dove possiamo trovarli. Nel frattempo prepareremo il campo. Vi va di aiutarmi? O devi tornare da tua zia, Miriam?”
“Oh no, è ancora presto! Ti aiuteremo volentieri!” esclama decisa Mega. Bit abbaia la sua approvazione.
“Fantastico! Uno dei campi vicino alla nostra cascina è vuoto: sarà perfetto per il nostro piccolo bosco” dice Silvia.
I tre si mettono in cammino per tornare verso la cascina Marteni. Silvia conosce ogni parte dell’azienda: passano davanti a molti grandi campi di riso, osservando le piante stanche e sbilenche, provate dal caldo. Alla fine, arrivano al campo giusto. Non è molto grande, e ci sono poche foglie verdi che sbucano sparute e distanziate dal terreno.
“Bene eccoci qui! Siamo arrivati”
“E ora? Come si fa a dissodare il terreno?”
Silvia assume un’espressione concentrata. “Beh, di solito si usano dei macchinari e delle vanghe, ma papà li tiene chiusi nel capanno”.
“Se si tratta di mescolare la terra… forse potremmo farlo con i piedi!” propone Mega.
“Sembra divertente, mi piace!”
E così, tutti e tre, cominciano a saltare a piè (nel caso di Bit a zampe) pari sulla terra, che si apre soffice e secca sotto di loro. Qualche piantina verde cade a testa in giù, mostrando sottili radici. Sono così concentrati nell’attività che non si accorgono dei passi che si avvicinano.
“Silvia! Che state facendo? Rovinerete tutte le piantine di cavolo!”
A parlare è stata una donna bassa, con capelli biondi e ricci e alti stivali di gomma, che ora ha l’aria parecchio arrabbiata. Nella mano destra ha un secchio di plastica pieno d’acqua. Silvia si volta verso di lei e, vedendo il suo sguardo severo, scoppia in lacrime.
“Zia Giulia, mi dispiace, mi dispiace tanto! Io credevo che il campo fosse vuoto… volevamo piantarci i baobab!”
“Baobab? Qui i baobab non possono crescere”.
“Ma noi ne abbiamo bisogno per riportare a cascina Marteni l’acqua!” piange Silvia ancora più forte. Alla zia Giulia scappa un sorriso. Ora non sembra più così arrabbiata.
“Ho capito, tesoro. Ora calmati. Perché non andiamo a casa a berci una limonata? Così mi presenti i tuoi amici e mi racconti tutto”. Silvia tira su con il naso e annuisce. Mega saltella eccitata: la limonata è la sua bevanda terrestre preferita! E poi la zia Giulia, ora che non ha più la faccia tutta arrabbiata, sembra proprio una persona simpatica. Si incamminano, Bit che scodinzola accanto alla donna e a Silvia.
Dopo aver vuotato i bicchieri di limonata, Silvia e Mega raccontano alla zia Giulia tutti i loro tentativi. Bit si è accucciato ai loro piedi con una grande ciotola d’acqua, e ascolta attentamente.
“E quindi pensavate di porre fine alla siccità con i baobab?”
“Ci dispiace!” esclamano sconsolate all’unisono Silvia e Mega, mentre Bit azzarda un “bau” per fare la sua parte. La zia fa loro un gran sorriso.
“Siete molto dolci, ma purtroppo non si può far finire la siccità così facilmente. Vedete, quest’estate molto calda e molto secca dura ormai da mesi, e non solo in Italia, ma anche nel resto d’Europa, in Francia e nelle isole britanniche, in Spagna e in altri paesi ancora. Una buona parte del territorio europeo è addirittura a livello di allerta, proprio per la mancanza di pioggia”.
“Ma perché sta succedendo tutto questo?”
La zia Giulia sospira. “Lo sappiamo solo in parte. Ma di sicuro ha a che fare con i cambiamenti climatici. Avete mai sentito parlare dell’effetto serra?”
“Sì” esclamano orgogliose Silvia e Mega. Silvia l’ha spiegato ai suoi due amici mentre camminavano lungo il fiume.
“Molto bene. L’aumento eccessivo dell’effetto serra ha causato moltissimi problemi. Ed è stato lo sfruttamento eccessivo del nostro pianeta a provocarlo. Ne sono responsabili soprattutto i grandi colossi industriali che producono combustibili fossili”
“Fossili? Come quelli dei dinosauri?” chiede Mega a bocca aperta. La zia Giulia ride.
“ Non proprio. Si chiamano così petrolio e carbone: questi combustibili inquinano molto quando vengono bruciati per produrre energia, emanando sostanze che causano altro smog nell’atmosfera e sono responsabili dell’aumento della temperatura. Inoltre, si trovano nelle profondità della Terra: per riuscire a estrarli si deve scavare molto, rovinando l’ambiente in modo irreparabile. Senza contare che, a forza di estrarne, questo tipo di combustibile si sta esaurendo”
“Quindi basterebbe chiudere tutte le aziende che usano i combustibili fossili?”
“Non è così semplice. Ci sono alternative ecologiche per produrre energia, come lo sfruttamento del vento, che si chiama energia eolica, o quello del calore del sole. Si chiamano energie rinnovabili, perché si possono utilizzare sempre: a differenza di petrolio e carbone, l’energia del vento o del sole è inesauribile. Ma queste soluzioni sono costose, e soprattutto meno redditizie per le industrie. Non solo, ci sono molte altre realtà industriali che inquinano. Per esempio la produzione della carne, con gli allevamenti intensivi, utilizza una quantità di acqua enorme, che potrebbe essere sfruttata per molti altri usi”.
“E quali sono le conseguenze?” chiede preoccupata Mega. “A causa dell’inquinamento le temperature sempre più alte cambiano la pressione atmosferica, che è uno dei fattori che controllano la pioggia, e fanno evaporare tutta l’acqua dal terreno, rendendolo secco. Questo causa un sacco di problemi. Ci sono delle aree, le cosiddette MAPA, che sono le più colpite del mondo dalla crisi climatica e che già stanno subendo le conseguenze del riscaldamento, come le Filippine ad esempio. I ghiacciai con il calore si sciolgono, causando l’aumento del livello dei mari e minacciando le città costruite sulle coste. Anche la fauna soffre di questa situazione: molti animali perdono i loro habitat, o si interrompe la catena alimentare perché in terreni privi di acqua non trovano nutrimento”.
“Come i pesci e gli uccelli! Ce ne ha parlato Silvia!” esclama Mega. Silvia arrossisce un pochino, la zia la guarda fiera, sorridendo.
“Già. So che i tuoi genitori ti hanno parlato a lungo di queste cose. I problemi sono purtroppo tantissimi. Anche le centrali idroelettriche, per esempio, che producono energia pulita con l’acqua dei fiumi, non possono funzionare; inoltre la siccità impedisce di navigare sui fiumi, e usarli per trasportare le merci.”.
“Però, zia, non capisco ancora una cosa. Perché dobbiamo andarcene? Addirittura pensare di vendere l’azienda? Se riuscissimo a far piovere, le piante di riso potrebbero bere e il raccolto sarebbe salvo! La siccità finalmente finirebbe.”
La zia Giulia sospira, versandosi un altro po’ di limonata.
“Non è così semplice, purtroppo. Intanto, il caldo e il secco che ci sono da tutta l’estate hanno danneggiato le piante e impedito loro di crescere. Non solo le nostre: chi coltiva la vite, ad esempio, per poi fare il vino dall’uva, quest’anno dovrà anticipare la vendemmia perché le piante sono maturate troppo in fretta. Questo non farà bene al vino prodotto. Ed è così anche per il riso: come sai bene, le nostre piante devono stare quasi tutto il tempo a mollo nell’acqua. Ma, per colpa della siccità, se piove solo una volta ogni tanto, la pressione dell’atmosfera non ci capisce più niente, e non riesce davvero a controllare la pioggia. Allora si verificano forti temporali, le cosiddette bombe d’acqua. Piogge fortissime e grandine possono rovinare ancora di più le piante, e in ogni caso il terreno è così secco che non è preparato a ricevere così tanta acqua tutta insieme”.
“Ma allora non c’è speranza? Saremo costretti a trasferirci?”
Mega rimane in silenzio. Anche Bit, sotto il tavolo, sembra pensieroso. La prospettiva, per la povera Silvia, è davvero triste, pensano.
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