Migrazioni

Puntata 3: Un posto sicuro

GLOSSARIO

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I quattro amici hanno ancora le mani intrecciate quando si sente qualcuno gridare: «TERRAAAAA!». Sobbalzano e sulla nave inizia a diffondersi un frastuono assordante. La parola riecheggia a bordo in diverse lingue e molti iniziano a guardarsi intorno, cercando il punto in cui uno scorcio di costa compare tra il mare e il cielo. 

Aicha corre a stringere il figlio in un abbraccio, mentre Rim scruta con gli occhi luminosi la direzione indicata da tutti: finalmente comincia a intravedere qualcosa. 

Mega e Bit si guardano felici: hanno portato a compimento la loro missione, hanno accompagnato Oumar e Rim in un posto sicuro, dove ora saranno accolti e qualcuno avrà cura di loro. La voce della capitana annuncia: «A breve attraccheremo al molo Favaloro, lì l’equipaggio vi aiuterà a scendere dalla barca e le forze dell’ordine vi guideranno ai passaggi successivi per l’ingresso in Italia. Vi auguro il meglio!». 

Rim tiene con forza la mano di Oumar. Ha paura di dover affrontare tutto questo da sola, ma lui, ancora stretto tra le braccia della madre, la guarda e le dice serio: «Tu vieni con noi. Non ti lasciamo sola». Stupita dal tono risoluto di suo figlio, la mamma si gira. Vedendo gli occhi spaventati della ragazzina, le sorride dolcemente: «Io sono Aicha» si presenta. Strofinando affettuosamente la mano sui capelli di Oumar, continua: «E come ha detto questa testolina saggia, non ti lasciamo sola. Finché potremo stare insieme, lo faremo». Rim, rassicurata, sorride e sussurra: «Grazie».

In quel momento, un membro dell’equipaggio si avvicina per dare indicazioni su come sbarcare nel modo più ordinato possibile e i tre vengono spintonati da un gruppo di persone che cerca di raggiungere la via d’uscita. Accortasi di essere stata allontanata da Mega e Bit, Rim si gira e scorgendoli al fondo dell’imbarcazione si sbraccia e grida verso di loro: «Joseph! Amina! Siamo qui! Venite!». 

Mega, vedendo le braccia agitate della bambina e sentendo il suo invito, risponde: «Ci vediamo giù!». 

I due alieni fino a quel momento si sono tenuti in disparte, lontani dalla calca che inizia a muoversi sul molo. 

«Appena Rim, Oumar e Aicha scendono dalla nave, ci buttiamo in acqua, tiriamo fuori la barca delle emergenze e torniamo alla base» dice Bit. Mega risponde con un cenno del capo, mentre continua a controllare le operazioni di sbarco. Per un attimo i due guardano i loro nuovi amici che vengono accompagnati dal personale di bordo lungo il ponte e mettono piede sulla terraferma. Da lì arriva un costante vociare confuso, su cui trionfano voci che ordinano in italiano: «DA QUESTA PARTE» e «QUI! IN ORDINE». 

A Mega e Bit sembra un posto tutt’altro che accogliente:

«Bit, ma dove siamo? Dove porteranno ora tutte queste persone?» chiede Mega. 

«Non lo so» risponde pensieroso il compagno. 

Bling, che li ha seguiti dall’alto per tutto il viaggio, si posa sulla spalla dell’aliena Mega: 

«Bzz missione compiuta?» chiede il robottino. 

«Ciao Bling, pare di sì, ma per esserne realmente sicuri dovremmo sapere dove siamo e cosa succederà ora a tutte queste persone. Tu ci puoi aiutare?» dice Mega girandosi verso l’uccellino. 

«Elaborazione dati – bzzz» pronuncia la voce meccanica, muovendo velocemente gli occhi a destra e a sinistra «Molo Favaloro – bzzz – isola di Lampedusa». 

«Lampedusa! Qui vive Luna!» esclama esultante Bit. 

Bling fa un ronzio indispettito: odia essere interrotta senza un buon motivo.

«Scusa Bling, hai ragione. Ti va di andare avanti, per favore?» chiede Bit con tono dispiaciuto.

«Sì, ti prego Bling! Vai avanti» la incita Mega, unendo le mani in segno di preghiera. 

«Bzz – Molo Favaloro, isola di Lampedusa, Sicilia. Distanza da coste siciliane: 205 km. Distanza da costa africana: 113 km – bzz – Una delle principali mete delle rotte dei migranti africani. Arrivo quotidiano di centinaia di persone. Presenza di hotspot, centro di accoglienza temporanea da circa 400 posti». Mega e Bit sono confusi: «Cos’è un hotspot? A cosa serve?» chiede la prima. 

«Bzz – già dato questa informazione».

«Sì, ok è un centro di accoglienza temporanea, ma cosa vuol dire? Cosa fanno?» 

«Pre-identificazione bzz impronte digitali e raccolta nomi per verificare l’identità. Poi divisione tra richiedenti asilo e migranti che andranno nei CPR aspettando il rimpatrio». 

«Rimpatrio? Vuol dire che Oumar e Rim potrebbero essere rimandati nei loro Paesi?» esclama Mega allarmata. 

Sbattendo velocemente le ali e spostandosi sulla spalla di Bit, il robottino risponde: «Chi proviene da un Paese sicuro non ha diritto ad asilo politico, protezione internazionale e permanenza in Italia bzz». 

«Paese sicuro? Ma queste persone stanno tutte lasciando la loro vita nel loro Paese d’origine, proprio per cercare un posto sicuro in cui vivere! Se stanno scappando come possono essere rimandate indietro?» Per tutto il tempo, Bit ha continuato a guardare il gruppo di persone appena sceso dalla nave e guidato dalle forze dell’ordine verso l’hotspot. Sentendo Mega alzare la voce, si riscuote dai suoi pensieri e voltandosi verso l’amica le dice con dolcezza: «Stai tranquilla, faremo di tutto perché Rim, Oumar e Aicha possano avere un luogo in cui sentirsi a casa e protetti». La voce calma e rassicurante di Bit tranquillizza Mega, che facendo un respiro profondo annuisce con la testa. 

«Sai, prima mi stavo chiedendo come potranno stare tutte queste persone in un luogo che può ospitarne circa quattrocento. Solo loro sono almeno cento e da quello che diceva Bling, quasi ogni giorno ne arrivano altrettanti» sussurra Bit. Mega sembra non riuscire a staccare gli occhi dal molo.

Pochi istanti dopo, con voce ferma  esclama: «Bit, noi andremo lì! Andremo nell’hotspot e capiremo come funziona. Aiuteremo i nostri amici. Questa è la nostra missione». 

Bit si volta verso di lei e trova nei suoi occhi una luce, o meglio una fiamma. La disperazione e l’arrendevolezza di prima hanno lasciato il posto a una nuova determinazione, una forza che la spinge a voler fare in modo che le persone stanche, affamate, silenziose con cui hanno condiviso parte del viaggio possano avere un’accoglienza degna e un futuro luminoso. Questo fuoco che la anima finisce per contagiare e coinvolgere anche Bit, che, alzando le spalle e raddrizzando la schiena, risponde: «Hai ragione. Andiamo!». 

Bit si volta verso Bling: «Grazie Bling, avremo ancora bisogno di te, ma per ora puoi riposare. Hai fatto un lungo viaggio seguendoci dall’alto e sarai stanca». Il robottino alato fa un piccolo inchino rumoroso, apre col becco l’infinizaino e ci sparisce dentro. 

Così i due alieni, facendo attenzione a non essere visti, scendono dalla nave e iniziano a seguire i compagni di viaggio appena sbarcati.

FRASTUONO ASSORDANTE

 Rumore confuso e molto forte

ATTRACCARE

Quando una imbarcazione si affianca alla
banchina di un molo per far scendere
persone o oggetti sulla terraferma.

INCITARE

Incoraggiare, spingere ad andare avanti

RICHIEDENTI ASILO

Le persone che hanno lasciato il loro
Paese d'origine per fuggire dalla guerra o
da persecuzioni e chiedono asilo politico,
ovvero di essere accolti come rifugiati in
un altro Paese più sicuro. 

ARRENDEVOLE

Chi si arrende facilmente

Nascosti dietro ad un albero i due osservano le persone che attendono che vengano raccolti i loro dati personali e le impronte digitali, prima di essere ammesse al centro di accoglienza. 

 

«Come faremo a entrare? Non possiamo rivelare nulla di noi e poi… Noi neanche le abbiamo le impronte digitali!» sussurra Mega guardandosi preoccupata le mani. 

«Hai ragione» conferma Bit e dopo un attimo di riflessione grida «Eureka!».

«SSSSHHH» lo zittisce Mega guardandosi intorno «Non gridare! Ci scopriranno!». 

«Scusa, scusa. Mi ero fatto prendere un po’ troppo dall’entusiasmo» dice Bit abbassando la voce.

«Ecco la mia idea. Ovviamente non possiamo entrare dall’ingresso principale, quindi… entreremo dall’alto! Io mi trasformo in un aeroplanino e tu ci sali ci sopra!». 

«Certo. Perché ovviamente nessuno noterà un piccolo aereo atterrare lì in mezzo. Idea geniale Bit, davvero» risponde ironica Mega. 

«Questo è sarcasmo, vero?»

«Sì, Bit. È sarcasmo! Non possiamo entrare con un aeroplano nell’hotspot, verremo subito scoperti! Pensiamo a qualcos altro». 

«Idea!» esclama raggiante Bit: «Ci copriamo con il lenzuolo dell’invisibilità! Dovremmo averlo nell’infinizaino tra i nostri oggetti magici da agenti!». 

«Ecco. Questa sì che è una buona idea» dice Mega, iniziando a frugare nello zaino e tirando fuori un piccolo sacchettino di stoffa tutto colorato, dal quale estrae un grande lenzuolo. L’oggetto ghaliano da un lato è tutto viola e dall’altro completamente trasparente. Appoggiando la parte colorata sulla superficie di un oggetto, questo diventa del tutto invisibile dall’esterno. 

I due amici posano la parte viola sulle loro teste e  si avviano verso l’ingresso.

Il più silenziosamente possibile oltrepassano la zona di raccolta informazioni per poi ritrovarsi all’interno dell’hotspot. Si tolgono di dosso il telo invisibile, lo piegano, lo ripongono nella custodia e lo rimettono nello zaino. 

Sono spaesati: c’è molta gente, operatori con una divisa rossa si muovono a destra e a sinistra, sostenendo persone che faticano a camminare, distribuendo cibo, accompagnando bambini. Le persone appena arrivate si guardano intorno, non sanno dove andare, cosa fare, cosa succederà dopo. Hanno spiegato loro che questo luogo li ospiterà solo temporaneamente, il tempo di verificare che possano effettivamente avere accesso alla protezione internazionale per poi spostarli verso un centro di prima accoglienza o in un centro per il rimpatrio, dove dovranno aspettare di essere riportati al punto di partenza. Nel rumore e negli abbracci dei genitori con i figli sembra esserci un tacito addio, come se ogni tocco, ogni sguardo potesse essere l’ultimo, come se il sacrificio più grande delle loro vite fosse stato inutile, destinato al fallimento. 

«Bit, dobbiamo trovare Oumar e Rim» dice Mega all’amico, scuotendolo dal suo assorto silenzio. 

Bit annuisce convinto: «Sì. Dividiamoci e cerchiamoli. Ci ritroviamo qui tra un’ora!». 

I due si separano, Mega si avvia sistemando il velo sulla testa e Bit inizia a camminare spedita, guardandosi intorno.

IMPRONTE DIGITALI

Segno lasciato dai polpastrelli delle dita
delle mani su una superficie liscia.
Vengono usate per identificare le
persone, perché ognuno di
noi ha una sua propria impronta.

EUREKA

Esclamazione di gioia per la soluzione di
un problema difficile. Significa: “Ho
trovato” ed è un’espressione che è stata
attribuita all’inventore Archimede. Viene
usata spesso per indicare e celebrare una
scoperta appena avvenuta o
un'invenzione.

RAGGIANTE

Luminoso, splendente

PROTEZIONE INTERNAZIONALE

Protezione che uno Stato può concedere a
un cittadino straniero che ne fa richiesta.
L’asilo politico è un tipo di protezione
internazionale.

TACITO

Silenzioso

ASSORTO

Immerso in un pensiero o in una
riflessione,
concentrato

Attività

Come funziona l’accoglienza dei migranti? Scarica l’infografica per scoprirlo! 

ruota il cellulare in orizzontale per leggere meglio!

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