Iran

Puntata 3

Acqua alta

SWOOOOSH! Link, hoverboard intergalattico, sfreccia veloce nello spazio-tempo, così veloce che i capelli di Mega volano da tutte le parti. Si tiene forte e in pochi istanti eccola a Lione, Francia, pronta per incontrare Sophie. Si sposta in un vicolo nascosto, dove i terrestri non li possono vedere. Parcheggia Link miniaturizzandolo, mentre Bling, appollaiata sulla sua spalla, ronza concentrata processando dati.

“Lione, Francia” annuncia l’androide “Coordinate per casa di Sophie in download. Attendere”.

Mega alza lo sguardo. Il sole brilla e il cielo è di un azzurro così splendente da fare male agli occhi. 

“Bling, è una così bella giornata! Non potremmo prima fare una passeggiata?”

“Bzzzz! È necessario localizzare Sophie per lo svolgimento della missione!”.

“Va bene, va bene! Uff!”.

Mega intanto ha tirato fuori dall’infinizaino un velo, che utilizzerà per nascondere le antenne. Non può infrangere il protocollo terrestre rischiando di rivelare la propria identità aliena, quasi le sembra di sentire la voce di Bit che le fa la predica. E poi forse, portando il velo come lei, sarà più facile fare amicizia con Sophie, pensa.

“Scansione trovaterrestri terminata: Sophie non si trova a casa!” cinguetta Bling.

“Caspita, non la riesci a trovare? E ora?” si lamenta Mega.

“Bzzz!! Non ho certo detto che non l’ho trovata, ho detto che non è a casa!”

“E dov’è?”

Bling tace, indispettita.

“Bling, dai! Non volevo farti arrabbiare! Lo sanno tutti che il tuo sistema di ricerca è il migliore della galassia!”. L’androide svolazza attorno alla testa di Mega, poi si posa sul suo braccio.

“Si trova nella Grande Moschea di Lione” annuncia alla fine.

“Oh, ecco! Ci voleva tanto?” 

“Basta! Sono stufa di essere trattata così! Sono un’androide di ultimissima generazione io, non un pezzo di latta! Mi spengo!” Con una serie di bip acuti, seguiti da un lunghissimo trillo, Bling si miniaturizza e si tuffa nella tasca dell’infinizaino di Mega.

“Bling? Bling, scherzavo! Dai, scusami”. Mega dimentica sempre quanto sia permalosa.

“Non so arrivarci alla moschea da sola!” grida spazientita. Qualche passante in lontananza volta la testa, incuriosito dal rumore. Mega si calma. Non può parlare da sola o i terrestri la scopriranno. Anche il segnale telepatico di Bling è assente. Quando fa così, l’unica è aspettare che le passi. Dovrà cercare la moschea senza il suo aiuto. Ma può sempre chiedere indicazioni ai passanti, pensa. Non devono essere atterrati molto distante. 

“Scusi, sa dirmi come raggiungere la Grande Moschea?” chiede a un signore in giacca e cravatta che cammina veloce lungo la strada. L’uomo abbassa lo sguardo su di lei, Mega capisce immediatamente che è irritato. Non le risponde e se ne va senza voltarsi. Che maleducato. Anche la seconda persona che ferma, una donna di mezz’età, lancia uno sguardo torvo al suo velo, prima di rispondere di no. Mega è sconvolta: ha soltanto fatto una domanda, e in modo parecchio educato, per di più. Lo sa per via di tutti quei video sull’etichetta terrestre che le ha propinato Bit. Perché mai la trattano così? Fa forse parte del problema dell’islamofobia di cui si parlava nel file di Sophie?

Finalmente, però, una ragazza gentile le indica la strada. Dopo qualche minuto di cammino, Mega giunge davanti a un alto edificio di colore chiaro, con una torre dalla forma lunga e appuntita. Sul fronte dell’edificio, ci sono decorazioni dorate. Mega attraversa titubante la porta d’ingresso. L’interno è più buio e pieno di silenzio, Mega non saprebbe come altro descriverlo. E in un angolo, inginocchiata sul pavimento ricoperto da un morbido tappeto…

“Sophie!” si lascia scappare Mega, riconoscendo la ragazzina dalle foto di archivio che Bling le ha mostrato prima della partenza. 

“Ssssh!!” intimano due donne che pregano vicine. Mega diventa tutta rossa e si scusa subito sottovoce. Per fortuna Sophie non l’ha sentita! Mega le si avvicina silenziosamente, poi le si china accanto: “Posso sedermi qui?” bisbiglia. Sophie alza la testa. Sembra un po’ triste, ma subito le fa un sorriso gentile e si sposta un po’ di lato: “Certo, vieni pure!”.

Per un po’ rimangono in silenzio nella penombra. L’ambiente caldo fa venire a Mega quasi sonno, le sembra di essere avvolta da una coperta morbida. Chissà cosa sta pensando Sophie, per che cosa sta pregando. Deve pensare a un piano per tornare a casa con lei, ma lì si sta così bene…

Quando riapre gli occhi, Sophie non è più lì al suo fianco. Deve essersi addormentata! Maledizione! Cercando di non fare troppa confusione, si alza ed esce veloce dalla moschea. Per fortuna vede subito l’hijab rosso della sua nuova amica: non se n’è ancora andata! Le si affianca sulla lunga via alberata.

“Ciao!” la saluta.

“Ciao” risponde Sophie. “Come ti chiami?”

“Isa, piacere. E tu?”

“Sophie”, risponde. La guarda un po’ dubbiosa. “Anche tu vai da questa parte?”

“Sì, abito qui vicino!” inventa Mega.

“E vieni spesso qui in moschea?”

“Beh, abbastanza”

“Strano, non ti ho mai visto alle celebrazioni”. Mega si tirerebbe uno schiaffo da sola. Non può fare pasticci, questi sono errori da principianti! Però alla fine in moschea passano tante persone diverse.

“Ehm…mi capita spesso. La gente non si ricorda mai la mia faccia”, ride. Sophie non sembra molto convinta, ma non aggiunge altro. Mega non sa come guadagnarsi la sua fiducia. Maledette tecniche di approccio terrestre! Forse avrebbe dovuto prestare più attenzione alle lezioni, alla Scuola Ghaliana.

Ma poi le viene in mente: “Posso chiederti una cosa?”. Sophie annuisce senza guardarla.

“Prima non sono arrivata in moschea dalla solita strada perché ero…ero…a casa di mia zia, che si è trasferita da poco in un nuovo quartiere”. Sì, pensa soddisfatta fra sé, è una storia credibile.

“Beh, ecco, il mio telefono è scarico, così senza mappe mi sono persa. Ho pensato di chiedere alla gente in giro, ma alcune persone sono state molto sgarbate con me. Penso…penso che sia per via del velo. Ecco, ti volevo chiedere…a te è mai capitato?”

Sophie si blocca in mezzo alla strada, la guarda dritto negli occhi. 

“Anche tu?” dice, quasi addolorata. Mega annuisce. Sophie rallenta il passo ora. Lentamente, poi, le racconta tutto quello che è accaduto alla festa di Manon. 

“Non so perché pensino tante cattiverie su di noi” conclude. “Per esempio questa storia per cui saremmo obbligate a fare cosa vogliono i maschi. Così mi hanno detto dei compagni. Nel Corano si dice che uomini e donne sono uguali davanti ad Allah, no?”

“Certo” risponde pronta Mega. In realtà non sa nulla del Corano: sa soltanto che si tratta del libro sacro dei musulmani, che sarebbe stato scritto dal profeta Maometto. Conoscerlo le interesserebbe molto, ma come fare senza far saltare la sua copertura? Sophie la crede una musulmana praticante come lei. Se solo Bling non si fosse spenta…

“Certo, ci sono dei paesi conservatori e islamici dove le donne non sono libere. Hai visto che cose terribili stanno capitando in Iran, per esempio?”

Mega, pensando a Bit e ai pericoli che sta correndo laggiù, annuisce spaventata.

“Ma…non è così per tutti. Come dice sempre la mamma, il Corano va interpretato”.

“Cioè?” chiede Mega curiosa.

“Beh, sono cose molto complesse di religione, non sono proprio sicura di averle capite bene, ma…secondo questi conservatori, credo, le donne nella famiglia sono inferiori all’uomo. E anche nella società. Ma per molti altri invece non è quello che sta scritto nel Corano. È un testo molto antico, e bisogna leggerlo anche tenendo conto del tempo in cui viviamo. Ci sono differenze fra maschi e femmine, ma non vuol dire che siamo inferiori. Anzi,non direi proprio che le donne sono considerate inferiori nell’Islam: ci sono delle studiose che usano i testi sacri proprio per rivendicare l’uguaglianza fra maschi e femmine. Si chiamano femministe islamiche, ne hai mai sentito parlare?”. “No” dice Mega. “Sono tante, e davvero in gamba! Per esempio Amida Wadud, Asma Barlas, Fatima Mernissi…ci ho fatto una ricerca per scuola, se la vuoi leggere”. Camminando, sono intanto arrivate a casa di Sophie. 

“Vuoi salire per merenda?” chiede a Mega, che annuisce entusiasta, contenta di poter continuare a chiacchierare. 

La mamma di Sophie è molto carina e simpatica e offre loro un tè alla menta spaziale, quasi buono come la limonata (che è la bevanda terrestre preferita da Mega). Inoltre racconta un sacco di cose interessanti: Mega scopre che il Corano, per esempio, non parla mai esplicitamente dell’obbligo del velo per le donne, ma di riservare a Dio e agli uomini della famiglia le proprie parti più belle: lei e Sophie lo portano come un segno di amore, una promessa per Allah. Ma hanno molte amiche credenti che invece non lo portano, devi sentirti di farlo e basta. Si parla di queste cose nella sura della Luce, uno dei capitoli di cui è composto il Corano. È vero che ci sono riferimenti a ruoli diversi della donna e dell’uomo (per esempio si dice che l’uomo debba badare a sostenere economicamente la famiglia lavorando e che invece la donna debba prendersi cura della casa e dei figli, anche se spesso nel mondo moderno non è più così), ma è anche vero che si dice che gli uomini devono rispettare e tutelare le donne, che hanno diritto di divorziare se, per esempio, vengono maltrattate dai mariti. E in ogni caso, precisa ancora una volta la mamma di Sophie, il Corano è un testo antico, scritto non con il nostro linguaggio odierno: è insomma un po’ come se fosse una poesia da interpretare, “tradurre” nel linguaggio di tutti i giorni. Solo gli estremisti, chi non vuole sentire altre ragioni e altre voci, lo applicano alla lettera, spesso addirittura inventando precetti e divieti di cui nel Corano non si parla.

Quando Mega esce dal loro appartamento è affascinata: quante cose non conosce dell’Islam! A pensarci bene, è strano: in Iran, il paese in cui è in missione Bit, le donne sono discriminate e punite se non portano il velo; qui in Francia invece sono giudicate se lo portano e non lo possono indossare a scuola, in alcuni luoghi pubblici o nelle gare sportive, come le ha spiegato Sophie, perché non sarebbero abbastanza riconoscibili o perché il velo è un simbolo religioso, e la Francia invece un paese laico, cioè un paese dove il governo e la religione sono distinti e indipendenti l’uno dall’altra. Ma così, anche se le situazioni sono diverse, non si fa un po’ la stessa cosa? È come dire alle donne che non possono o non sono capaci di decidere da sole.

Un bip sommesso si alza all’improvviso dalla tasca dell’infinizaino. 

“Bling! Grazie al cielo, sei sveglia? Scusami, mi dispiace, ma non spegnerti più! Ho bisogno di te!” esclama Mega. Ha in mente un’idea per aiutare Sophie a scuola, e ha bisogno dell’aiuto di una ricercatrice cibernetica fidata. 

“Ho conosciuto Sophie! Ma per poterla aiutare ho pensato…di dirle che sono musulmana anche io! E che vado nella sua stessa scuola!”

Bling cinguetta nervosa.

“Lo so, lo so…ma dovevo pur inventarmi qualcosa! Mi aiuti?” chiede allungandole un cyberbiscottino preso dalla tasca della giacca. Bling cinguetta, finalmente felice.

“Al lavoro!” esclama Mega entusiasta prima di correre via verso Link.

Approfondimento

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